Siamo felici di pubblicare una selezione di poesie di Edoardo Papa, poeta e personalità poliedrica di cui vi avevamo già proposto in passato alcune opere e l’intervista che potete rileggere a questo link.
Le prime due poesie – “Terrazza a Viticuso” e “Mura del mio paese” – sono dedicate al piccolo paese natio di Edoardo. Viticuso è un borgo dell’Appennino centrale in provincia di Frosinone. Paese che, come tanti altri nel XX secolo, ha fortemente vissuto il fenomeno dell’emigrazione e del decremento demografico. Ora è uno dei comuni meno popolosi della provincia, ma conserva un legame indissolubile con chi da bambino ci ha vissuto e spesso ci ritorna ogni anno per le vacanze estive.
Una delle passioni di Edoardo è il calcio e “Nun ce putimme penza’” è dedicata al genio calcistico recentemente scomparso, Diego Armando Maradona.
Ecco le poesie che pubblichiamo con il permesso dell’autore:
TERRAZZA A VITICUSO
Da questa terrazza
che prima non c’era
vedevo brulicare vita
in campi e monti e
un via vai giocoso
di persone, animali, cose
e un piccolo cimitero
con poche anime.
Da questa terrazza
che ora c’è, raramente
scorgo vita, se non
qualcuno che con mazzi di fiori
va verso un cimitero
un po’ grande e
con molte più anime.
§§§
MURA DEL MIO PAESE
Mura del mio paese
Mura a secco ricoperte da umido muschio
scoprirle per leggerne la coreografia
di rosoni appena accennati
linguaggio secreto d’un libro all’aria aperta.
Mura di sostegno di orti e di stradine
mura che dividono, guai a spostarle
mura che sostengono casolari ammuffiti
o case da decenni abbandonate in vendita
che non saranno mai più abitate.
Triste mura di storie triste
mai più sanate, se ne è perso memoria.
Hanno provato a reggere l’urto, ma
l’urlo straziante era forte, hanno ceduto,
Mura che più non ricordano
chi le costruì, chi le abbattè, chi le rialzò.
L’ignoranza la fa da padrona sempre
figlia dell’arroganza, della convenienza.
Si finge di non sapere, non ci si volta indietro
I vecchi sono stati sempre vecchi
i giovani vanno di fretta, vivono d’inedia
ravvolti nella cruda incolpevole innocenza.
Conta il presente, ma sanno che il presente
è anche il loro passato, il loro futuro?
Povere mura del mio paese
sommerse da poca terra eppur vibranti
sotto scarpe da tennis di distratti passanti, povere mura destinate ad ignobile solitudine!
§§§
NUN CE PUTIMME PENZA’
Nun ce putimmo penzà
se ne jute accussi
senza neanche sbattere ‘a porta
senza dicere niente a nisciune.
Nun ce putimme penzà
chi c’ha fatto sunnà
chi c’ha dato tanta gioia
dint’a ‘nu mumento nun ce sta chiù.
Nu ce putimme credere
Ca hamma campà sule cu‘o ricuorde
‘e chelle che c’ha sapute rialà,
cu tutt’o bbene ca fatto pure a scanusciute.
Nun ce putimme credere
è muorte sulo comm’a ‘nu cane
abbandonato dint’a ‘nu scantinato,
senza nisciune attuarne, nisciune
che l’avesse ditto: “ Grazie campione pe’tutte chelle ca pe’ sempe nce lassate.
§§§
CARPE DIEM
Scegli la vita nel giorno che hai,
avrai da scavare in profondità
il giorno scivolerà, non se ne andrà;
resteranno in te con nuova intensità
aneliti, respiri, sospiri carichi di curiosità.
I giorni si fermano, ricominciano
i respiri dipendono e si disperdono
i sospiri passano in un momento all’altro
tradendosi, accendendosi, distruggendosi
cercali in alto, molto in alto, raggiungili.
Fanne sogni.
I sogni sono anime libere
volano, fuggono, si svincolano. Tu,
come un gigante, prendili per mano,
invocali, legati a loro, conservali
cullali, innamorati, non lasciarli morire.
Scegli le gioie nel tempo che scorre
aspettare domani sarebbe follia. Scopri,
come un antico, della musica l’armonia,
il “carpe diem” d’Orazio, d’Omero la rima.
Impara ad amarli oggi, vivrai d’eternità.
Occasioni come queste le devi afferrare
o scompaiono in un attimo nel nulla
per sempre, nel nulla, nell’immensità.
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TUTTI IN CIRCOLO
Tutti in circolo
uno alla volta a parlare
parlare, parlare, parlare
come seduti su una tavola rotonda
tutti ad ascoltare,
ascoltare, ascoltare, ascoltare
la mia storia, la tua storia, tante storie.
Tutti in circolo
Stupidamente scoppiare a ridere
lasciarsi andare in pianti disperati
su coraggio che ce la farai
certamente che ce la faremo
avremo un mondo diverso
ci attende un futuro migliore.
Tutti in circolo
tutti seduti sul globo terrestre
certi che avremo un Natale più bello
di sicuro sarà un anno migliore
ci dovrà pur essere un mondo più giusto
dove i sogni impossibili si avverano
tutti in circolo ad occhi chiusi ad aspettare.
Tutti semplicemente uguali
senza arroganza, superiorità, presunzione
tutti sulla stessa dannata barca
pronti a lottare per non affondare
aggrappati ad un unico salvagente
tutti con le stesse esigenze
con la stessa speranza. Tutti in circolo, tutti uguali!